BRESCIAOGGI 22-01-2004 Mauro Corradini

Dopo la mostra realizzata in Palazzo Usignolo a Sarezzo nell’autunno scorso, approda in città con un ciclo di opere recenti il pittore bresciano Piero Tramonta, nella sala dell’Associazione Artisti Bresciani (vicolo delle Stelle 4; fino al 28 gennaio). Da anni Tramonta elabora le sue immagini sulla forza del gesto; collega la sua opera al percorso pittorico della materia, dell’informale della traccia che il pennello deposita sulla tela; ed è soprattutto sul gesto che sembra caratterizzare il proprio progetto di ricerca. Forme, figure, filamenti, brandelli sembrano alla fine confluire in forme organiche, che costituiscono la sintesi della sua ricerca: non più una. forma definibile, un qui e ora dell’immagine da inquadrare nella storia iconografica del nostro secolo; al contrario, il bisogno interiore di dare alla materia della pittura, al gesto della mano, la consapevolezza dell’antropomorfismo,, in cui tutto non si acquieta, ma ritrova un senso. Su fondi animati da cromìe, spesso sorde, si stagliano le sue figure, i suoi lacerti che sembrano recuperare e vivificare in memoria i “brandelli di muro” di poetica lingua, o forse le tracce, riferibili alla figura umana, quelle stesse che nella nostra città depositava sulla tela Aldo Bresciani, una trentina di anni or sono. E’ forse su questo filone che Tramonta viene costruendo la sua indagine. Un’indagine nella psiche, che nella forma disseccata e frantumata esprime l’inquietudine dei tempi che attraversiamo. L’opera diviene una tensione espressiva, una sorta di cortocircuito tra segnio e materia che solo il gesto del pittore risolve. Ed è pittura vera quella di Tramonta, che si misura sulle mille variazioni di una tendenza che non vuole solidificarsi in narrazioni, sfugge l’impatto con la figura per innalzare una riflessione sulle tracce magmatiche, lievi ma ben leggibili, di una materia brulicante di vita in segni che hanno il sapore della vita. Per questa via, il pittore di Bovezzo sembra poter esprimere l’inquieta contraddizione che appartiene ai nostri tempi, il bisogno di dire e ad un tempo il bisogno di esprimere solo nel gesto, nell’impronta tirata su dal profondo della psiche, quel senso di insoddisfazione che lascia sordo il colore dello sfondo e appese al filo lieve della memioria colta le iconografie che emergono: perché tutto, alla fine ritorna al magma informe da cui parte la pittura stessa.

ghisladan

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