Tracce mentali e fare artigiano di giovani “post”
Grandi pannelli a carboncino e grafite compongono un ciclo della “memoria” che Piero Tramonta (Bovezzo, 1951) ha presentato all’Happening Art Gallery di via delle Battaglie, sul filone di un “visionarismo maledettista”, dove i pittori dell’immaginario incontrano i fantasmi dell’inconscio surrealisti ed i furori espressionisti. Ha un segno turbinoso e accanito, Tramonta, che addensa vapori densi e rabbiosi da cui affiorano volti e maschere inquietanti: sempre si ha un senso di scorrimento, di rapporto dinamico, aggressivo e violento con i « mostri» che s’agitano nell’oscuro psichico. C’è il simbolismo dell’albero della vita, sul cui tronco s’apre una ferita, e c’è la massa «frondosa» delle ossessioni da cui affiora sempre l’autoritratto tormentato dell’artista tra segni che paiono frustate laceranti. Un esercitarsi su se stesso con accanimenti da selvaggio tedesco.